“13 Assassini” di Takashi Miike - dal 24 giugno al cinema



“13 Assassini” di Takashi Miike, trama e recensione 
Un un giappone medievale dilaniato dai complotti politici, seppur in pace, sta costruendo la sua carriera politica Naritsugu Matsudaira, figlio del vecchio shogun e fratello dell’attuale. La sua vita e la sua visione del mondo si basano su una crudeltà e una schiettezza quasi inumana, al punto che Doi, alto ufficiale dello shogun, decide che sia arrivato il momento di fermare la follia di Naritsugu, prima che il suo potere cresca troppo. Così affida al samurai Shinzaemon Shimada il compito di eliminare il pericoloso nobile, costruendo una squadra composta dai più abili samurai del Giappone.
Il protagonista Shinzaemon Shimada, interpretato da un ottimo Koji Yakusho (Memorie di una Geisha), è il tipico samurai dell’immaginario collettivo, sia asiatico che europeo. Duro, puro, devoto all’onore e pronto a sacrificare tutto per una giusta causa. Qualche dubbio di più, purtroppo, lo solleva Naritsugu, interpretato da Goro Inagaki (in patria più famoso come cantante che come attore, nonostante una lunga carriera). Il suo personaggio tenta di unire le due figure tipiche dell’antagonista: crudele e spietato insieme a pusillanime e psicopatico. Il compito gli riesce solamente in parte, perché se il suo Naritsugu all’inizio appare decisamente credibile e detestabile, con l’andare dei minuti la sua “verve da cattivo” diventa talmente surreale da risultare quasi patetica. Il vero antagonista poteva essere il nemico/amico di Shimada, Hanbei Kitou, la cui relazione con il protagonista avrebbe meritato di essere maggiormente esplorata.
Uscito nel 2010 in Giappone, questo film sarà nelle sale italiane a partire dal 24 giugno. Per la sua crudezza e per la sua rappresentazione del mondo onorevole dei samurai, tra i quali è difficile individuare un vero “cattivo” (il ruolo non a caso lo ricopre un politico), vale sicuramente il prezzo del biglietto.

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