Un mese di sole e pizza per dimenticare Fukushima

Via ai soggiorni per i bambini giapponesi vittime delle radiazioni

I ragazzini sono arrivati mercoledì   e resteranno in città fino alla fine di agostoAnche la signora Graziella, da Grottaferrata - una che si vede che con i bambini (anche quelli difficili) ci sa fare eccome - quando riesce ad abbracciare Haru, il suo ragazzino giapponese appena sbarcato, si scioglie in un mare di lacrime. Eh sì: ieri pomeriggio lo scalo romano di Fiumicino è stato teatro di tanta commozione, tanta emozione, ma anche tanta gioia. Tutto merito di 35 ragazzini provenienti da alcune zone colpite dalle emissioni radioattive della centrale di Fukushima in Giappone. Hanno tra i 5 e i 12 anni, e in molti - anche se formalmente non vivono in zone considerate a rischio - soffrono di disturbi legati a contaminazione da radioisotopi, come epistassi (ovvero sangue dal naso) e diarree. Insomma, quanto basta per rendere più che opportuno un cambiamento d’aria. E così, grazie al lavoro di alcune associazioni da tempo impegnate in questo tipo di progetti, questi deliziosi ed educatissimi ragazzi saranno ospitati per 40 giorni in Italia, accolti in famiglia.

Si dirà: la solita retorica familista e buonista, tipica di un paese mammone. Sarà. Però avreste dovuto esserci, vedere queste famiglie abbarbicate a scrutare il varco arrivi aspettando il carico di ragazzini e ragazzine in arrivo. Oppure, osservare gli occhi divertiti dei bambini appena arrivati, con i loro zainetti, travolti dalle parole di benvenuto rivolte loro da questi strani adulti che ridono e piangono. Sempre Graziella ci racconta di avere esperienze di accoglienza, anche di bimbi che vengono da contesti più problematici. Ma stavolta è diverso: «Abbiamo fatto tutto in fretta dice - anche con un po’ di confusione, per cercare di prepararci all’arrivo del nostro ragazzo. Non so neanche il suo nome, ma sono felice di potergli permettere di respirare un po’ di aria pulita, a lui che viene da una zona dove comunque la contaminazione radioattiva continuerà a colpire l’ambiente per tantissimi anni».

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