Tokyo alla prova del caldo

Nuovi tagli energetici: stop all'aria condizionata in metro.
La metropolitana di Tokyo spegne l'aria condizionata.












Dal primo luglio i 18 milioni di abitanti di Tokyo dovranno alleggerire l'abbigliamento per evitare feroci sudate in metropolitana. In 100 delle 137 stazioni verrà infatti spenta l'aria condizionata, in una città dove le temperature, d'estate, superano i 30 gradi celsius, con un tasso di umidità medio dell'80%. È questa l'ultima delle misure salva energia che verrà adottata dopo che il Governo ha confermato la riduzione del 15% sulle forniture energetiche del Paese. Il taglio sarà effettivo a partire dal prossimo primo di luglio.

Un bene irrinunciabile in un paese elettrodipendente


Dietro all'incognita delle radiazioni, il Sol Levante, seconda potenza al mondo tra il 1967 e il 2010, deve confrontarsi con un nuovo modello economico, quello della decrescita: rallentare i ritmi, produrre di meno per consumare di meno. Non è stata una scelta. Il terremoto 9.0 della scala richter ha reso inagibili due terzi degli impianti nucleari giapponesi. Oggi funzionano solo 19 dei 54 reattori attivi prima della scossa dell'11 marzo. E come ha sottolineato a più riprese il primo ministro Naoto Kan, per il 2012 le scorte di energia sono davverto a rischio. Per un Paese che ha fatto delle luci, dell'elettronica, della modernità e della tecnologia il suo segno distintivo, imparare a usare meno energia è una sfida culturale che sembra ciclopica.
IL GRANDE SALTO DEL DOPOGUERRA. L'energia è lo strumento che ha permesso al Giappone il grande salto dopo la seconda guerra mondiale, che lo ha portato ad essere da Paese medioevale a seconda potenza mondiale. Nel 2008 è diventato il terzo paese produttore di corrente elettrica dopo Stati Uniti e Cina, con un ammontare di un milione di miliardi di kWh (chilovattora) annui e un consumo procapite mendio di 8.500 kWh. Per non rinunciare a luci, suoni e riscaldamento, ha installato 279 GW (gigawatt di potenza), diventando il terzo consumatore di elettricità al mondo dopo Usa e Cina. Di questi, 49 GW arrivano dall'atomo. Fino a tre mesi fa l'energia nucleare forniva il 25 % dell'energia del Paese. Per giunta è povero di risorse naturali, non ha una sviluppata rete di oleodotti e solo il 10% del suo sistema elettrico va a olio combustibile.

L'appello del governo per il risparmio

La capitale oggi si presenta meno illuminata del solito.

Le autorità di Tokio hanno avviato una campagna informativa con una serie di manifesti diffusi per sensibilizzare i suoi cittadini a ridurre i consumi energetici. Cominciando da semplici accortezze casalinghe, come spegnere le luci di casa e i condizionatori, a favore di calzoncini corti e magliette. Non è escluso che i funzionari valutino anche l'adozione dell'ora legale (ancora assente in Giappone, dove nei mesi estivi fa buio alle 20 e albeggia già alle 4 del mattino).
Nella regione del Tohoku, quella colpita dallo tsunami e dove si trova la prefettura di Fukushima, la forniture delle Tepco funzionano a fasce orarie già da marzo. Mentre a Tokyo è stata ridotta l'illuminazione pubblica, tagliate alcune linee della metropolitana e alcuni collegamenti ferroviari. Le aziende sono state invitate a tagliare su aria condizionata, i ristoranti a evitare di riscaldare i pavimenti (si cammina scalzi in molti di essi), e a spegnere le tavolette dei water, anch'esse riscaldate.
LA DIPENDENZA TECNOLOGICA.
Ma i giapponesi non sanno vivere senza tecnologia. Se salta un treno, alzano tutti il naso all'insù verso il tabellone che indica il collegamento successivo, non senza tradire un certo, composto, disappunto sul volto. Molti ristoratori ancora non se la sentono di rinunciare alla toiletta tecnologica. E anche se il popolo non potrà mai esprimersi contro l'atomo tramite un referendum, non è assolutamente detto che potendo votare, dicano no.
Per questo rinunciare al nucleare non è nei piani neanche della politica. Il governo del primo ministro Naoto Kan ha attivato nuove eplorazioni in ambito petrolifero, spedendo alcune società in Russia per valutare un incremento dell'import di greggio. Tuttavia né lui né il suo probabile successore, mister Kono Taro, leader del Partito liberal democratico destinato a guidare un governo di solidarietà nazionale, hanno intenzione di rinunciare al nucleare. Energia di cui il Paese ha bisogno, e che peraltro, essendo un'isola, fatica ad importare.


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